Arezzo Quadrimensionale

Panoramica a 360 gradi di Piazza Grande di Arezzo - Agosto 2010 © Katy Parreira


La fotografia registra un percorso reale di spazi reali e percorribili in un immaginario vero e falso allo stesso modo. Se parliamo di storia della fotografica, i mezzi che la accompagnano si sono sviluppati nel corso degli anni e sono diventati innumerevoli, si è passati da una fotografia rudimentale su lastre con acidi, poi al rullino, ed infine al digitale che ha rivoluzionato ogni suo aspetto, intento e utilizzo. Nascono libri che filosofeggiano sulla fotografia, e parlano di essa come un mezzo attendibile ma allo stesso modo illusorio e falso. Meccanismi sempre più sofisticati accompagnati da software sempre più completi ed evoluti, questo per catturare quella realtà così prossima e vicina a ciò che l'occhio umano può vedere. Dalla bidimensionalità si è passati ad immagini tridimensionali e ad alta definizione, prossime a dare l'illusione di una realtà vera e certa. Si arriva a creare panorami dai dettagli più inimmaginabili pensiamo alle immagini in giga-pixel ad esempio quella di Parigi (www.paris-26-gigapixels.com) con definizioni espandibili, fino a vederne ogni particolare. In Google Maps si creano percorsi fotografici, dove tutto è reale ed affidabile, si supera i limiti dello spazio. La fotografia non è più intesa come contenitore ma estensione di una realtà. Lo spazio diventa un pretesto per allargare la propria visione e creare immagini reali e allo stesso modo fantastiche, pensiamo ad esempio alla elaborazione digitale in sfere contenitrici come possono essere i Planet: in cui la realtà viene registrata in una sfera contenitrice di tutti i dettagli. Così si arriva ad elaborazioni digitali panoramiche, dove la realtà viene catturata ed assemblata in tutti i suoi dettagli, ho voluto giocare con le prospettive estese e distorte per creare immagini a 360 gradi che ho voluto chiamare Quadrimensionali, per la sua forma e per l'illusione che creano, con prospettive impossibili e allo stesso modo reali, dove lo spettatore è partecipe dell'immagine camminando su di essa come in un percorso immaginario e dove l'immagine fotografica non è più appesa a parete ma appesa come un lampadario e vista da più lati. (Agosto 2010 - Katy Parreira)

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